1. Come parlarne? - Capitolo III


    Data: 23/05/2021, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... quanta voglia ho di vederti godere del mio amore e di tutto ciò che ho da darti e che posso darti. Vorrei che tu realizzassi i tuoi sogni, i tuoi desideri e vorrei poterti essere accanto mentre lo fai… vorrei semplicemente che fossi felice.” Lei aveva le lacrime agli occhi. Io invece piangevo senza freni. Nonostante le lacrime, non accadde nulla. I successivi mesi non portarono ad un reale cambiamento. L’unico che avvenne fu il mio diciottesimo compleanno. Che festeggiai con la famiglia di Debora. D’altronde nella mia non era mai stato importante festeggiare i compleanni. Mio padre li vedeva come una spesa inutile. Per qualche strana ragione era convinto che non ci fosse bisogno di essere felici con le piccole cose. Compiere i propri doveri doveva essere sufficiente a garantire tutta la felicità di cui l’uomo ha bisogno. Io ero condizionato da queste teorie. Un bambino viene sempre condizionato dai propri genitori, nel bene o nel male. Debora invece amava la vita e cercava la felicità. Il mio problema condizionava più lei che me. La faceva soffrire. E vederla soffrire faceva soffrire me. Un mese dopo il mio compleanno, a maggio, decise che saremmo usciti insieme. Andammo in una pizzeria a circa una settantina di kilometri dal nostro quartiere. Attraversammo anche la città nella quale ero nato. Non che questa pizzeria fosse particolarmente differente da una qualsiasi altra pizzeria, ma ciò che contava era la distanza e la posizione. Lontano da casa, sopra una piccola collina, ...
    ... riuscivamo a vedere molto distante. Da lì ammirammo il tramonto, i cui colori naturali si mescolavano allo smog cittadino. Poi la sua voce ruppe il silenzio: “Lo faresti l’amore con me?” Mi voltai verso di lei, attonito. “Avresti voglia di fare l’amore con me?”. Ora il suo sguardo era su di me. Mi desiderava. E attendeva una risposta. Forse può sembrare una domanda semplice a cui rispondere, ma non lo fu per me. Anzi, fu una domanda fondamentale. Fondamentale perché fu la scintilla che portò alla rottura di ogni freno che avevo nei confronti di Debora. Come lei mi aveva detto, io ero figlio del dovere. I miei non avevano mai dato l’idea di essersi mai innamorati. Ero venuto fuori dalle necessità di apparenza dei miei genitori nei confronti delle loro famiglie. Tutto per loro veniva fatto per mostrare agli altri che la nostra famiglia funzionava. Erano riusciti a tirar fuori un figlio per mostrare che la famiglia funzionava. Fare l’amore con Debora doveva essere fine a sé stesso. Doveva essere per amore. E io l’amavo. “Sì,” dissi, senza titubare. “Lo farei con tutto il cuore”. Mi guardò soddisfatta, con gli occhi luccicanti. “Debora, devo dirti una cosa che ho capito proprio adesso.” “Cosa?” “Ho capito che non posso fare le cose solo e soltanto per dovere.” Mi guardò confusa. “Ho paura di provare piacere” proseguii, “e questo perché mio padre e mia madre…” “Ho capito” disse, interrompendomi. “La felicità va ricercata solo nel compiere il proprio dovere.” “Già.” “Cazzate.” Ci ...
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