1. Come parlarne? - Capitolo III


    Data: 23/05/2021, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... sedemmo al tavolo, un tavolino intimo, in un angolo. Non lessi nemmeno il menù, eravamo lì per una pizza. Intanto ordinammo da bere. Colsi l’occasione per guardare il viso di Debora, alla cui bellezza sembrava che non riuscissi ad abituarmi mai. Lei sollevò gli occhi per guardarmi. Io chinai lo sguardo sul menù chiuso. Ecco, lo avevo fatto un’altra volta. Mi ero privato del piacere. “Debora, posso guardarti?” “Qualcosa non va? Perché me lo domandi?” Arrivarono le bevande. Rimasi in silenzio per qualche istante, cercando le parole: “A me piace guardarti. Sei davvero bellissima.” Sembrò sorpresa.“E quindi? Cosa dovrebbe impedirti di guardarmi? Non riesco a capire stavolta.” “Ho davvero difficoltà a guardarti solo per il piacere di farlo.” Versò la cola nel bicchiere e bevve un sorso. “Come ti fa sentire provare piacere? Intendo dire, senza che questo dipenda dal dovere?” Riflettei. “Indifeso” dissi infine. Mi guardò, apparentemente riflettendo, ma senza arrivare ad una soluzione. “Ma che casino hanno fatto i tuoi?” “Non è capire il casino che hanno fatto…” dissi, riflettendo ad alta voce. “È capire come farmene uscire…” Ci fu un attimo di silenzio. La sua mano si allungò sulla mia, accarezzandomi. Il cameriere venne a prendere l’ordinazione per le pizze. Nessun antipasto. Una margherita per me, una quattro stagioni per lei, più una porzione di patatine con maionese. E se ne andò, lasciandoci nuovamente soli. Debora mi guardò. Aveva una strana luce negli occhi. Sembrava un po’ ...
    ... ansiosa. Fu il momento nel quale mi sentii accarezzare sotto il tavolo. Guardai e vidi il suo piede destro, scalzo, salire e scendere dolcemente lungo il polpaccio destro. Mi imposi di tornare con lo sguardo su di lei, sul suo viso. In alternativa, non sapevo se avrei potuto resistere all’impulso di gettarmi sotto il tavolo e baciare quel piede. Il pensiero, sfiorandomi, stimolò il mio basso ventre. Dal momento in cui le avevo confessato il mio feticismo, avevo sempre cercato di evitare di guardare i suoi piedi o il contatto con essi. D’altra parte lei era una ragazza attraente ed era sempre difficile per me stare con lei senza dare agio ai miei istinti sessuali. Fino a quel momento il senso del dovere mi aveva sempre frenato, spingendomi a non fermarmi sulle zone del suo corpo che trovavo stimolanti, tuttavia era sempre difficile resistere in quanto trovavo che Debora fosse molto sensuale. In effetti desideravo abbandonarmi al piacere che la sua sensualità mi trasmetteva, ma ero cosciente che le sarei potuto sembrare soltanto un altro ragazzo il cui scopo era portarla a letto e usarla per il proprio divertimento. Invece io volevo amarla, rispettarla, mostrarle che per me lei era più importante del suo corpo e soprattutto costruire una storia che potesse durare quanto più a lungo possibile. Non avevo neanche mire economiche tra l’altro, al contrario di quanto pensasse la gente invidiosa. Le sorrisi, ammirandola. Il piede smise di salire e scendere. Salì e basta. Poi la sua ...
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