1. Viaggio in camper


    Data: 29/01/2018, Categorie: Etero Autore: torromato

    ... figa , apriti bene, pensa da quanto tempo non vedono una femmina così puttana”
    
    Io mi annullavo ero come in un'altra dimensione eseguivo i suoi ordini. Ormai non capivo più niente e se mi avesse detto di succhiare quei cazzi che ormai immaginavo duri e rossicci, con le vene in rilievo pronti a riempirmi della loro lava bianca lo avrei fatto. Ora li volevo. Ma lei centellinava, mi voleva annullare non voleva procedere al coito della sua cagna con quei due estranei e continuò; ora giocava anche con loro, erano come paralizzati,
    
    “ Su cagna ora ti avvicini a uno dei due e ti strofini la figa sui suoi pantaloni, deve sentire il tuo profumo da bestia in calore e gli lasci come ricordo il tuo ciprigno sulle sue brache:: raggiungilo a quattro zampe non ti devi alzare in piedi, sei solo una cagna”
    
    Io ero ormai stravolta, non capivo più niente, e sotto quella pioggia leggera vestita solo della cerata mi diressi a quattro zampe verso di loro. I miei palmi finirono sull’asfalto bagnato, sentivo i sassolini entrarmi nella carne mentre le mie ginocchia finirono nella pozzanghera dove il mio piscio era defluito. E alla fine usai quella gamba come un palo da lap dance, mi strofinai su quella tela ruvida e sporca di jeans , ero partita, toccai con la faccia l’incrocio dei pantaloni del maschio e un odore pungente di sudore e urina mi giunse alle narici. Non mi interessava di altro, obbedivo all’ordine che avevo ricevuto e di li a un momento lo sapevo avrei goduto alla grande. Un ...
    ... piacere tutto particolare dato dall’umiliazione che dovevo sopportare e da quella forma di esibizionismo che mi piaceva. Sentì sotto le mie mani i muscoli del maschio irrigidirsi in modo che le mie grandi labbra facessero più presa su quei calzoni sdrusciti, l’uomo accarezzò anche la mia testa, una testa calva da bambola di pezza. Clara la dottoressa non era più lei, era una schiava e niente altro. Ero al limite, ma lei non volle andassi oltre, e le sue parole mi richiamarono alla realtà
    
    ’” Ora basta “ mi fece come rinsavire, sentì il guinzaglio che mi tirava all’indietro e perdendo l’equilibrio finì seduta sull’asfalto sotto la pioggia che nel frattempo era aumentata di intensità, la cerata finì sotto di me, e li a gambe larghe con figa e seni esposti rimasi come imbambolata. Mi facevo schifo ma mi piaceva, mentre la voglia mi travolgeva. Sul mio viso gocce di pioggia e lacrime di disperazione, mi sentivo abbandonata da tutti, almeno mi avessero presa, sarei stata considerata come donna con cui accoppiarsi e non una bestia, invece ero una cagna e niente altro. A quel punto la donna. La mia aguzzina guardando quegli uomini: “ Ora la bestia mostrerà bene i suoi buchi così che potranno vedere come è sfondata”
    
    Ora non le interessava altro, voleva solo dormire, e mentre il sonno la prendeva pensò per un momento al volto di suo marito, l’architetto che lentamente si trasformò nel volto di quel vecchio. Paron Mario. Nel sonno prese paura. Aveva lasciato casa sua , la loro casa ...
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