1. Storia di Hélène


    Data: 26/06/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Tue Racconti Autore: helene89@mail.com

    ... umiliata. Servì i tre tavoli più piccoli nella sala centrale, ed ogni volta che entrava in cucina provava una fitta dentro allo stomaco; ma quegli nemmeno le corrispondeva con un cenno fugace, era semplicemente come se tra di loro non fosse accaduto davvero nulla.
    Si ritirò in bagno per fare la pipì, e mentre poggiava i glutei bianchi e molli sopra alla tazza gelata, sentiva le gambe tremarle sotto alle ginocchia: avrebbe voluto parlare con colui che la aveva fatta sua in modo così insulso ed inaudito, senza nessun amore e senza davvero alcuna poesia.
    Decise così di attendere fino alla fine, ma mentre una ad una le cameriere si rivestivano ed abbandonavano il locale, Hélène non resistette oltre, sentiva gli occhi della signora Nadia e degli altri camerieri maschi che la scrutavano, come una povera bambina sedotta e abbandonata.
    Salì allora sul suo autobus senza attendere la chiusura, non aveva nemmeno portato con sé il ricambio; quando poi fu giunta vicino casa, lungo la discesa che percorreva al buio ogni volta con non poco timore, sentì all’improvviso il suo telefono squillare.
    Aprì nervosamente la borsetta, era l’una e mezza di notte e l’intuito le diceva chiaramente, che non poteva essere altri che lui. Rispose tutta trafelata, con il solito “oui” sempre così inappropriato sia per l’orario, che per il suo interlocutore.
    Quegli l’aggredì verbalmente, esclamando: “Dove cavolo pensi di andare senza di me eh? …bella troia che non sei altro”. Fu un’autentica doccia ...
    ... gelata, giammai Hélène si sarebbe aspettata di venire trattata a quel modo.
    Poi senza attendere la sua replica quegli riprese: “Ti ho vista in bagno … come ti sei acconciata stasera … dimmi dove cavolo devi andare vestita così!”.
    L’aveva spiata ancora una volta, e Hélène non se ne era resa per niente conto; abbozzò allora una timida risposta, biascicando le parole a bassissima voce mentre scivolava giù lentamente lungo la strada: “…Ma … ma non mi hai nemmeno salutata questa sera … cosa vuoi adesso da me …”.
    “Senti bambola …” riprese Adrian, senza attendere oltre; “Questa sera non ti ho filata perché ho altro da fare hai capito…” e concluse: “Ma domani sera mettiti bella in tiro come oggi, ti porto io a ballare bambola”.
    Attaccò il telefono, mentre già era giunta all’incrocio della strada; si sentiva terribilmente spaventata e confusa. In pochi istanti fu vicino al portone di casa, e di lì notò una piccola macchina elegante accostata lungo il marciapiede: con una certa sorpresa, al suo interno intravide proprio Chiara, con i suoi inconfondibili capelli biondi, che si baciava appassionatamente con Marco.
    L’indomani Hélène si recò nuovamente al mercato, ancora una volta non aveva dormito quasi nulla, ed era perennemente agitata e turbata. Ma sapeva benissimo che quella sera non sarebbe sfuggita alle grinfie del cuoco romeno, ed al solo pensiero di dover replicare il sordido finale del passato giovedì, provava un sentimento indefinibile, di paura ma anche di irresistibile ...
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