Il girone della m - atto quinto - "io.volevo.vivere"
Data: 08/03/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL
... doveva seguirne i dettami.
La vita ci graziò della sua morte prematura. Ma ella, mia madre, dovette chiudermi in collegio perché potesse trovare di ché sostentarci. Ma devota e retta, non scivolò mai nelle tentazioni del mercimonio della sua carne. Io patii l’assenza di un padre ideale, e di una madre reale.
Preso coscienza della mia omosessualità nella maggiore età, e voi sapete per noi quant’è difficile, mi trovai dei mezzi uomini. Mi riferisco a loro non solo già nel tenore virile delle loro essenze, ma spesso questi uomini non potevano essere chiamati umanamente tali. In Riky avevo trovato protezione apparente, la carezza, la buona parola, la concordia. Fu l’immenso inganno. Egli fu il peggiore degli uomini che Dio volle mettermi sulla strada, ed io lasciai che egli mi raggirasse per un mio atavico disperato bisogno di essere amato.
Questi pensieri, sotto la pergola, erano barlumi. Erano lampi di lucidità che presto si riadombravano per la paura di essere solo. Non v’era lucidità e non potevo pretenderla, ora, con la pancia carica di birra, di mattino. No, forse Riky mi amava così. Dissoluto, riverso in un letto di merda, attaccato con la gola al sifone di un orinale, stuprato e sfiancato nella dignità, degno di una stalla. Io davo tutto questo, io potevo dargli questo, altrimenti mi avrebbe già lasciato… io dovevo crederci.
Udii il roboare di un motore.
Dalla salita giunse una moto di grossa cilindrata, guidata da un uomo che parcheggiò proprio sotto la ...
... pergola. Scese dal mezzo l’uomo, venuto su dalla città. Sfilò via il casco e appresi della grazia di un volto come uscito dai dipinti di un Rubens. L’incarnato roseo e trasparente, un naso sicuro, occhi lucenti e una folta barba color della ruggine. Bello. Mi passò davanti col passo sicuro e col casco in mano. Si diresse al bar ed io mi voltai per seguirlo con lo sguardo.
Bevve veloce il caffè e chiese della toilette. Vi si avviò con passo celere. La toilette di quel luogo era un baracco di lamiera e muratura proteso sul ciglio del dirupo. Dal ciglio, si poteva vedere la lunga condotta di scarico venir giù tra gli sterpi. M’immaginai l’uomo entrare in quel disastroso cesso, attento nei gesti sicuri, calarsi le braghe e prendere posto sulla turca.
La mia erezione prese a pulsare immaginando il cilindro di merda farsi strada tra le natiche, per poi affacciarsi esitante nell’aria prima di piombare nel fondo della turca. Ahh che strazio non poterlo vedere all’opera. Compiaciutamente e un poco ubriaco mi lasciavo andare alle dissolutezze di cui Riky mi aveva ammaestrato. Quelle cosce poderose, quale prezioso segreto racchiudevano ripiegate sul baratro di una turca. Uomo tutto d’un pezzo.
Riuscì poco dopo e così mi avviai di fretta verso il baracco di lamiera. Aprii la porta e quasi mi mancò l’aria per il luridume che si stagliava ai miei occhi. Nel locale vi erano a destra un unico lavandino, lungo circa due metri, dotato di tre distinti rubinetti a parete. Sopra di esso ...